Abbiamo cercato di capire insieme i benefici del coaching per la persona, quanto il coaching può aiutare un professionista in difficoltà a ritrovare la motivazione o addirittura l’autostima, quali sono i vantaggi per un’azienda che vuole introdurre il coaching nella sua cultura e nel suo sistema di leadership…
È una proposta di servizio. E per saperne di più basta un “pronto” in segreteria …
Ecco una sintesi molto interessante della dott.ssa Susanna Dalzotto:
Ogni qualvolta vengo invitata ad un evento di presentazione sul Coaching, rimango piacevolmente colpita dall’interesse che muove questo argomento, a me così caro.
Mi sono avvicinata al coaching nel 2006, in un momento personale e professionale complesso. Il coaching mi ha permesso di riprogettare il mio presente, eliminando le convinzioni limitanti che mi tenevano ancorata a contesti non più produttivi e a intraprendere nuove strade.
Ho quindi toccato con mano i benefici che può portare alla persona e agli scenari in cui questa si muove, e, nella mia attività professionale, vedo quanto riesce a dare in termini di benessere, performance e risultati.
La presentazione in Federmanager TN si è svolta in un clima di informale cordialità e di caldo interesse. Mi sono state dirette domande importanti: quali sono i benefici del coaching per la persona, quanto il coaching può aiutare un professionista in difficoltà a ritrovare la motivazione o addirittura l’autostima, quali sono i vantaggi per un’azienda che vuole introdurre il coaching nella sua cultura e nel suo sistema di leadership…
Per rispondere, siamo partiti dall’inizio, ovvero: quando è nato il coaching? Il coaching nasce in ambito sportivo, quando Timothy Gallwey cerca una risposta alla domanda “cosa determina la performance di uno sportivo?”. Osservando gli atleti che allena arriva ad approfondire il concetto di inner game: “L’avversario che si nasconde nella nostra mente è più forte di quello dall’altra parte della rete”. Dallo sport alle organizzazioni il passo è breve, grazie a John Whitmore, che sviluppa il metodo e pone come focus l’allenamento delle potenzialità individuali.
Il Coaching diventa quindi un metodo finalizzato al miglioramento delle performance e al raggiungimento di obiettivi di maggior valore attraverso la scoperta e lo sviluppo delle potenzialità personali; sempre più professionisti decidono di intraprendere percorsi e sempre più aziende decidono di introdurre il coaching nella loro cultura di leadership
Durante il nostro incontro siamo poi passati ad approfondire alcuni degli strumenti del coach: ascolto attivo, domande, feedback, obiettivi, piano d’azione…
Ogni sessione si svolge in un clima di riservatezza. Anche se il coaching è voluto dall’azienda, i contenuti che vengono trattati durante le sessioni rimangono tra coach e coachee e il sistema di reportistica viene definito nell’incontro di triangolazione iniziale, in cui committente, coachee e coach stabiliscono il contratto di percorso.
Alla domanda, quante sessioni occorre fare, a priori risulta difficile dare una risposta certa, perché intervengono molti fattori: complessità dell’obiettivo da raggiungere, natura dell’obiettivo (di performance, di miglioramento relazionale…), motivazione del coachee, supporto dell’azienda, scelta tecnica del coach…
Possiamo ipotizzare, per un percorso di media durata, 10/12 incontri, da svolgere in un periodo di 3/6mesi. Poi viene fatta una valutazione che ci porta a comprendere se, e come, continuare. A grandi linee i primi tre mesi di percorso permettono al coachee di comprendere meglio se stesso, le proprie attitudini ed i propri obiettivi/desideri e come tutto ciò impatta sugli altri. Nei tre mesi successivi si esplora quale strada tracciare e verso quali mete, quali lacune colmare e come. Ulteriori sei mesi permettono di smussare abitudini comportamentali ormai diventate routine, ma che non sono più utili. Si lavora più su obiettivi a lungo termine.
Esiste però la possibilità di utilizzare tecniche di coaching breve o addirittura laser, in cui in pochi incontri si affronta una problematica specifica e si sperimentano ipotesi di soluzione.
È possibile utilizzare modalità one to one, in cui il coachee incontra il suo coach durante una sessione di colloquio, oppure di shadow, in cui il coachee viene osservato nella sua quotidianità professionale. I coachee possono essere più di uno, nel senso che è possibile fare dei group coaching oppure dei team coaching. Insomma, il coaching offre una tavolozza di colori a cui attingere!
Quello che è certo è che i benefici per la persona sono numerosi: consapevolezza dei punti di forza e dei gap, strumenti per affrontare convinzioni limitanti, gestione delle emozioni, ma anche individuare gli obiettivi e affrontare le sfide, modificare i risultati attuali, affrontare i feedback per un miglioramento immediato, cambiare comportamenti specifici, scegliere percorsi di vita –e di lavoro- diversi da quelli attuali.
E per l’azienda? Visione strategica condivisa, costruire e sostenere l’allineamento nella strategia, affrontare problematiche di sistema e culturali, rafforzare le abilità gestionali, sviluppare i team, consapevolezza sociale, rafforzamento delle capacità di leadership…
Come primo assaggio sul Coaching ci fermiamo qui. Certa che ci rivedremo!
Susanna Dal Zotto
Per informazioni rivolgersi a
Federmanager Trento